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Storia della mia vita 29


di Moltoesigente1
21.06.2024    |    1.934    |    2 8.8
"Manola era andata a vivere con un uomo e forse si era anche sposata..."
Continuazione da STORIA DELLA MIA VITA 28

CAPITOLO 29 - UN MONDO DI RICORDI

Trascorsi tutto l’inverno senza accorgermi che il tempo passava. Rimanevo quasi sempre chiuso in casa. Cercavo di distrarmi leggendo, facendo giochi su internet e sforzandomi di capire come dovevo gestire tutto quello che Ingrid mi aveva lasciato in eredità.

A primavera sentii un forte bisogno di uscire e riaprirmi alla vita.

Cominciai a fare lunghe passeggiate e decisi anche di prendere la patente di guida per poter utilizzare l’auto della mia padrona che era rimasta ferma nell’autorimessa dal giorno della sua morte.

Uno dei primi percorsi che feci da solo fu intraprendere il viaggio che mi condusse nella mia vecchia città. Ero curioso di rivedere i luoghi della mia infanzia e della mia giovinezza.

Andai nella strada che mi aveva visto crescere. Purtroppo, la casa della mia povera mamma non c’era più. Al suo posto sorgeva un moderno condominio e la cosa mi riempì di tristezza, come se mi fosse stata strappata via dal cuore una parte essenziale di me stesso.

Mi diressi allora verso la campagna, ripercorrendo le strade che un tempo facevo in bicicletta per andare a vedere di nascosto quelle che poi sarebbero diventate le mie padrone transessuali.

La casa era palesemente abbandonata. Una sbarra divelta aveva sostituito il cancello attraverso il quale Ramona entrava con l’auto. Le finestre e le porte erano sbarrate e le erbacce alte erano cresciute nel cortile tutto intorno.

Scesi dall’auto e mi aggirai nei pressi riesumando i ricordi. Riconobbi persino l’albero sotto al quale mi ero sdraiato tanti anni prima per spiare la casa. Ripresi l’auto e tornai pieno di pensieri da dove ero venuto.

A fine primavera decisi che avrei trascorso in vacanza al mare il periodo più caldo dell’estate.

Volli provare a tornare proprio nel campeggio che aveva cambiato la mia vita. Sapevo che, se le regole di allora fossero state ancora in vigore, non sarei potuto entrare, essendo un maschio singolo privo del necessario invito da almeno una aderente al club esclusivo che gestiva il camping.

Mi recai quindi nella sede del club, chiedendo di parlare con la direzione.

Per mia grande fortuna la direttrice transessuale era ancora quella di allora e rimasi sorpreso quando mi disse che si ricordava benissimo di me. “Certo che mi ricordo! Eri un giovinetto molto, molto bellino e... eh, eh… piuttosto appetitoso….”

Rise con tono allusivo. “Eri venuto con Ramona e le sue ragazze e poi sei andato via con la povera Ingrid che ti aveva preso.”

Conosceva Ramona e sembrava sapere varie cose di Ingrid, nonostante la rigorosa discrezione della mia adorata padrona.

Ne approfittai e mi informai sulle mie tre antiche compagne.

Mi disse che Ramona si era trasferita all’estero per lavoro vari anni prima. Manola era andata a vivere con un uomo e forse si era anche sposata. Nulla invece sapeva di Eleonora, che non si era più fatta sentire. Comunque, erano diversi anni, ormai, che non aveva più notizie da nessuna di loro.

Chiesi anche di Jessica e della sua amica. Ricordavo vagamente la notte di sesso che avevo avuto con quella coppia.

Ramona mi aveva prestato loro, come uno piccolo schiavo da usare a piacimento, al fine di sdebitarsi per l’intervento risolutore di Jessica proprio con la stessa direttrice, quando rischiammo di essere esclusi dal campeggio per non so quale problema.

Mi informò che avevano trascorso le vacanze in quella struttura anche nei due anni successivi.

Ricordò che Jessica chiese proprio a lei, l’anno dopo, se era previsto che io tornassi nel campeggio.

Evidentemente, sperava di poter avere l’opportunità di possedermi di nuovo come quella notte. E rimase veramente molto delusa quando seppe che ero diventato proprietà esclusiva di Ingrid. Dopo il secondo anno, comunque, le due non si erano più iscritte e anche di loro non sapeva più nulla.

La direttrice fu gentilissima con me e, nonostante le regole fossero diventate ancora più rigide, mi ammise ugualmente, per quell’anno, fra gli ospiti.

Quando iniziò il mio periodo, presi alloggio in un bungalow e, subito dopo aver sistemato le mie cose, volli percorrere tutta la struttura per esplorarla.

Riconobbi i lavatoi, che però erano stati ristrutturati ed erano stati resi più luminosi e funzionali, anche se mi apparivano più anonimi.

Riconobbi anche la zona dove ci accampammo, io, Ramona e le altre. Non riuscii a ritrovare, invece, il posto dove era parcheggiato il camper nel quale, durante gli ultimi giorni di vacanza, Ingrid mi aveva imprigionato dopo essersi impadronita di me.

Anche il bar era completamente diverso, sia come disposizione che come arredi.

Scoprii una nuova zona di bungalow ai margini del campeggio e, ripensando alla dislocazione, ricordai che erano lì le cabine in disuso dove Ramona si era appartata con il ragazzo appena conosciuto per farsi fare un pompino.

Mi venne in mente la situazione e anche il mio attacco di gelosia nel momento in cui, sbirciando dentro, avevo visto la scena.

Ma quando, percorrendo i vialetti delle cabine, vidi all’improvviso quella in cui Ingrid mi aveva violentato la prima volta, rimasi impietrito.

Non ero andato per cercarla e non pensavo neppure che esistesse ancora. La sorpresa per essermi ritrovato senza volerlo lì davanti, unita a tutto ciò che quella piccola costruzione di legno aveva significato per me, mi piombarono addosso come un macigno.

La fissai a lungo, mentre un groppo in gola mi impediva persino di deglutire.

Una quantità di ricordi si affastellarono nella mia mente: le sensazioni nuove, intense e travolgenti che avevo provato lì dentro, il grande turbamento che mi aveva pervaso nel bar sotto lo sguardo pieno di desiderio di Ingrid, i primi momenti della mia nuova e completa schiavitù sessuale nel suo camper.

Le lacrime cominciarono a scendere copiose sul mio viso e scoppiai a singhiozzare, senza riuscire a controllarmi. Scappai il più velocemente possibile sotto la pineta, cercando un luogo appartato, e piansi, piansi disperatamente come il giorno in cui la mia padrona era morta.


Seguirà: CAPITOLO 30 - UN LENTO RITORNO ALLA VITA

Titolo: STORIA DELLA MIA VITA 30
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